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Musei africani: il Museo di Dundo, Angola

Il Museo di Dundo nasce nel 1936 in Angola (allora colonia portoghese), nel distretto di Lunda,  grazie alla Compagnia dei Diamanti dell'Angola (Diamang). Scopo del museo era ed è salvare e proteggere la cultura tradizionale africana, minacciata di estinzione a causa della colonizzazione e dalla modernizzazione. A tale scopo i curatori hanno organizzato diverse campagne per raccogliere oggetti, reperti archeologici e naturalistici (fauna e flora), campioni geologici, nonché raccolte etnografiche di letteratura orale. Si tratta, quindi, di un museo multidisciplinare. 

Ingresso del Museo di Dundo

In passato, soprattutto negli anni Quaranta si iniziò a formare gruppi folkloristici che lavoravano per il museo realizzando spettacoli di folklore indigeno; inoltre furono sviluppate campagne sistematiche per dare vita a collezioni etnomusicologiche. Dopo l'indipendenza dell'Angola, l'11 novembre 1975, la Compagnia dei Diamanti fu sciolta e fu sostituita da Endiama — Empresa Nacional dos Diamantes de Angola. Durante questo periodo, segnato dalla guerra civile e dalla successiva ristrutturazione del paese, il museo continuò a custodire le collezioni. Nel 2003 ha ufficialmente chiuso i battenti al pubblico per poi riaprire nel 2012 con il nome di Museu Regional do Dundo con la mostra permanente "Memoria vivente della cultura nella regione orientale dell'Angola". 

Maschere ancestrali
Maschere ancestrali

 
Attualmente la collezione espositiva conta circa 9.000 oggetti e 30.000 esemplari di storia naturale e dispone di un erbario con vari campioni di piante di questa regione alcune delle quali con effetto terapeutico; possiede, inoltre, una collezione archeologica ancora da inventariare.

Comprende 14 sale espositive (12 permanenti, 1 temporanea e una folcloristica), ed anche una biblioteca. 

Il Museo di Dundo è considerato uno dei più importanti patrimoni culturali africani. 


Fonti: 

https://www.africanews.com/2021/04/22/come-with-us-on-a-tour-to-discover-the-first-museum-built-in-angola/

http://www.taag.com/pt/Destinos/Guia-de-destinos/Sugest%C3%A3o-Simples/museu-do-dundo

https://pt.euronews.com/2021/04/22/museu-do-dundo-guardiao-da-memoria-do-leste-de-angola

https://www.berose.fr/rubrique724.html?lang=en

Red Location Museum: un museo tra passato e futuro



Il Red Location Museum, a New Brighton, Port Elizabeth, in Sudafrica - è stato progettato dall’architetto Joe Noero per essere sia un monumento alla battaglia del Sudafrica contro l'apartheid sia una parte integrante della vita comunitaria in un quartiere di periferia che è stato protagonista di questa lotta.
Il museo si trova nella baraccopoli della Red Location, il quartiere più antico di New Brighton, teatro di uno dei primi atti pubblici di sfida contro l'apartheid quando, nel 1952, i lavoratori neri delle ferrovie sfidarono le leggi che impedivano l’accesso dei neri nelle zone riservate ai bianchi.
In questa zona vivono circa 40.000 persone, con un tasso di disoccupazione che arriva all’80% e circa il 30% della popolazione sieropositivo. E proprio nel bel mezzo di questa baraccopoli è stato creato un museo-simbolo, con il sostegno del governo sudafricano.

Il museo, aperto al pubblico nel novembre 2006, ha vinto tre importanti premi internazionali. Nel giugno 2006 è stato insignito del Royal Institute of British Architects inaugural Lubetkin Prize "per l'opera architettonica più straordinaria che sia stata costruita al di fuori del Regno Unito e dell’Europa da un membro del Royal Institute" - battendo la concorrenza agguerrita da parte del Canadian War Museum di Ottawa e del The Terrence Donnelly Centre di Toronto. Nel 2005 Il Red Location Museum ha ottenuto anche il World Leadership Award per l'architettura e l'ingegneria civile, il Nelson Mandela Bay Municipality e il Dedalo Minosse International Prize.
"Costruire un museo sull’era dell'apartheid nel bel mezzo di una periferia che è stata un focolaio della ribellione è un risultato straordinario" - hanno dichiarato i giudici del Premio Lubetkin - "Il Red Location Museum ha superato brillantemente la sfida, utilizzando la perizia architettonica per produrre un'esperienza indimenticabile, visceralmente e intellettualmente in movimento."

Il museo come parte della comunità circostante



Il complesso museale, concepito non solo come attrazione turistica, ma anche come parte integrante della comunità circostante, comprende una galleria d'arte specializzata nel lavoro di artisti dell’Eastern Cape e ospiterà anche un mercato, un laboratorio artistico, una biblioteca e un centro di alfabetizzazione degli adulti, e un centro conferenze.

Nella zona intorno al museo sono state costruite centinaia di nuove case a basso costo grazie ad una sovvenzione dello Stato.
Il museo si integra nel quartiere preesistente di ex vittime dell'apartheid come una parte senza soluzione di continuità della loro vita quotidiana. "In questo modo, l'orrore dell'apartheid diventa più evidente semplicemente con la sua presenza perché il lato monumentale del museo è associato ad una comunità viva e attiva", afferma l'architetto Jo Noero.

"Scatole della memoria"

Il design del museo è progettato intorno al concetto di memoria per mostrare gli orrori del razzismo istituzionalizzato e per mettere in forte evidenza gli sforzi eroici del movimento anti-apartheid.




Le "scatole della memoria" - che i lavoratori migranti delle miniere del Sudafrica realizzavano per ricordare le loro case originarie - costituiscono la base dell’edificio del museo che è di per sé una enorme “scatola della memoria”. Si tratta, in pratica, di un contenitore di contenitori. Anche i materiali con i quali è stato costruito il museo sono familiari perché evocano i vicini capannoni delle fabbriche, il metallo ondulato e arrugginito delle case, le palificazioni in legno, i massetti in calcestruzzo e le casse di imballaggio del porto. Il portico d'ingresso, che crea un filtro tra l’interno e l’esterno del museo, permette di ospitare eventi informali di arte pubblica che fungono da collegamento tra il museo e la comunità. 

Cattive notizie dall'Uganda

di Caterina Pisu

Mi sono appena giunte cattive notizie dall'Uganda, riguardo il caso del rischio di abbattimento dell'unico Museo Nazionale del paese, situato a Kampala, a causa di un'incomprensibile decisione del governo ugandese (su questo blog potete trovare altri articoli). Questa è la lettera che mi è giunta dal Dott. Ellady Muyambi, Executive Director dell'Historic Resources Conservation Initiatives (HRCI):


Dear Caterina,
Just as I had earlier predicted in my last e-mail where I updated you on the Uganda National Museum court case, I do hereby extend to you sad news that the same case has been dismissed. The case has been dismissed on a technical ground that our lawyer did not issue a statutory notice to the government before filing the case. Our lawyer tried to raise some exceptions over this issue but it seems it could not help. He was suggesting of appealing but we believe this may not help us. We are looking at options of filling the case a fresh. We will meet him tomorrow to discuss the way forward.
Best regards,
Ellady Muyambi

Speriamo che si possa trovare presto un'altra soluzione ma a mio parere ci sarebbe bisogno di un maggior supporto internazionale.

MPs oppose fresh plans to demolish Uganda Museum

 By Mercy Nalugo (extract from Daily Monitor)



Parliament has protested the planned demolition of the Uganda Museum and tasked government to produce a comprehensive report on the matter.Lubaga South MP Ken Lukyamuzi on Friday raised the matter on the floor of the House when he reported that he had received information from credible circles to the effect that government would in two months demolish the country’s most symbolic cultural sites to pave way for the construction of a 60-storey modern mall.
“Mr Speaker, we are saddened by the news that government intends to demolish the museum in order to construct a mall but this we shall not allow and we are ready to die,” said Mr Lukyamuzi, attracting debate.
Govt to explain
Former Vice President Gilbert Bukenya (Busiro North) opposed the demolition of the museum, saying it is one of the country’s major tourist attraction centres that has been preserved for a long time and for a purpose.
The Prime Minister, Mr Amama Mbabazi, said he was not prepared to give an explanation. The Deputy Speaker, Mr Jacob Oulanya, ruled that the Prime Minister produces a statement on the matter on Thursday next week.
Retired Supreme Court Judge George Kanyeihamba, some Members of Parliament and cultural rights activists, last month launched a campaign to save the Uganda National museum , the country’s national heritage centre, from being demolished.

Prof. Kanyeihamba said he will task the Executive on why government, which promised to protect the heritage of the country, is now backtracking on its own pledge.
The Ministry of Tourism in 2010 sanctioned the construction of a trade tower on the site and government intends to save two floors for the museum.
The museum, founded in 1908, has exhibits of traditional culture, archeology, history, science, and natural history.
mnalugo@ug.nationmedia.com

News about the campaign to save the Uganda Museum


 

Activists in renewed drive to save museum


In a last minute effort to save Uganda's only national museum, a group of civil society organizations, members of the academia and other stakeholders have renewed the campaign to stop the intended demolition of the Uganda Museum.
The museum faces demolition to pave way for construction of a 60-storey building dubbed the East African Trade Center. Some reports say demolition could be as close as two months away. On Monday, retired Supreme Court judge Prof George Wilson Kanyeihamba, vice chancellor of the International University of East Africa (IUEA), Prof Eric Edroma and maverick Rubaga South MP, John Ken Lukyamuzi, joined the drive to save the museum.
In the renewed campaign, activists plan demonstrations to force government to stop what they describe as "a barbaric demolition" of the museum. They launched car stickers to raise awareness and rally Ugandans to oppose the move. The Save Uganda National Museum campaign is spearheaded by Historic Resources Conservation Initiatives (HRCI), Cross-Cultural Foundation Uganda (CCFU), Jenga Afrika and Historic Buildings Conservation Trust and Heritage.
Launching the stickers on Monday at Ibamba restaurant next to the museum on Kira road in Kampala, Prof Kanyeihamba lambasted government for continuing to harbour intentions of demolishing the museum even when Ugandans have objected to the move.
"How do you demolish our history? It is only primitive and barbaric people that demolish their history" he said.
Kanyeihamba advised government to build the trade centre near Lugogo and spare the museum.
"We have information that government has already awarded two companies tenders to construct [the trade centre]", said Ellady Muyambi, HRCI's executive director.
He said there is suspicion that someone might be trying to grab the 11.5 acre property on which the museum sits. "If there is no foul play, why is the land title missing?" he wondered.
The 2010 Auditor General's report revealed that the museum's land title was missing from the land registry. The Uganda Museum was established to conserve, promote and interpret Ugandaís cultural and natural heritage through research, collections, documentation and imparting knowledge for today and the future. Founded in 1908, the museum is arguably East Africa's oldest. It was first built at Fort Lugard in Old Kampala, where it stayed until 1942 when it was transferred to Makerere University. It was shifted from there to its current site in 1954.
On January 14 last year, the tourism, trade and industry ministry placed an advert in the New Vision for interested bidders to enter into contract with the Government to finance, design and build a proposed 60-storey building on plot 5 Kira road, where the current museum is situated. Construction of the 60-storey skyscraper, whose developer remains anonymous, is planned to take 10 years. It will house the ministry of tourism and two floors will be reserved for the museum, according to government.
In April last year, civil society organizations filed a civil suit in the High Court to stop government's plan to demolish the museum. Although court did not grant the petitioners a temporary injunction, the case is scheduled for hearing on April 18 this year. Several initiatives are already ongoing, including campaigns on social media networks like face book to raise awareness about the matter.

ssekika@observer.ug This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it

Extract from: The Observer

News from Uganda National Museum


On 8th November, 2011, the Uganda National Museum court case heard in the High Court of Uganda for the second hearing. I was out of the country (in Burundi) by the time but my team and our lawyer were present. They briefed me as follows:
The hearing started at 2:30pm in the private chambers of Justice Eldad Mwangusya.
Dr. Ephraim Kamuhangire (the former Commissioner, Department of Museums and antiquities, Government of Uganda and currently, the senior presidential advisor on cultural affairs) was the first expert witness to be examined and cross-examined. His testimony was on the history and importance of the Uganda National Museum. He boldly told court that the EA Trade Centre should not be mentioned alongside the Museum as it will deny the people of Uganda their right not only to preserve and enjoy their cultural heritage which is within the museum building but it will also be irresponsible of those advocating for the destruction of the home of that heritage to pave way for the construction of the trade centre.
Dr Kamuhangire also said that denial of a people of their cultural heritage for the 30 years, a period that construction will take, is a denial of their human rights. He further argued that objects in the Uganda Museum since 1954, acquired a new environment which is scientifically managed, whereby, if removed from that environment; the objects will break or get damaged.
He said that the museum as an institution is not transferable though some of its functions can be transferred. According to Dr. Kamuhangire, the current museum space is indeed its befitting home unlike its previous locations at Lugard’s Fort and Makerere College School of Fine Art which were smaller and borrowed facilities respectively.
Dr. Kamuhangire concluded by saying that the museum building itself is in an excellent state-it only needs regular maintenance and repairs and not condemnation.  He also said that EA Trade Centre can be built somewhere else and leave the museum to serve it purpose.
The second expert witness was Robert Baganda (from the environmental perspective). Robert was examined and cross-examined on the environmental dangers of the proposed EA Trade Centre.
Robert argued that the proposed building will affect the land use around the area and that it will also affect the persons enjoying and utilizing the green environment at and around the national museum.
Robert went ahead to argue that the proposed building will change the road network-(the judge was however, not convinced whether Robert, an environmentalist was the most competent person to talk about roads!!)

Robert suggested that: The EIA and the Heritage Impact assessment should be carried out before a project of the EA trade centre magnitude is undertaken. Thorough consultations with relevant stakeholders should be conducted.

After being briefed by my team, I realized the following errors which were committed in court.
·         Robert was partly inside while Dr. Kamuhangire was giving his testimony and this annoyed the Judge.
·         Robert’s testimony could imply that the project will be fine if an EIA or a Heritage Impact Assessment is done. Government might turn around and say that they will do all this since the project is still at proposal level.
·         Some peoples’ mobile telephones were not in silence
·         Very few journalists attended the hearing.
I therefore advised my team as follows;
·         We should follow the court rules while in court-if one is going to be a witness, please stay out when someone else is giving testimony.
·         We should also put our cell phones on silence!!
·         We have to prepare ourselves well before giving our testimonies. We also need to focus on key issues especially those we have all agreed on.
·          The right advice Robert should have given government is to relocate the E.A. Trade Centre since it will be unfit for the local environment around Uganda Museum. He should not have emphasized the need to carry out the EIA.
·         We need proper briefing and preparation by our lawyer so that we do not contravene court procedures or give responses that might weaken our case.
·         We need to involve as many journalists as possible.
What next?
Because the Judge is interested in disposing of the case before the year ends, the next hearing is scheduled for 1st December 2011. The next expert witness will be Kenneth Amunsimire, an architect from the Uganda Society of Architects. However, we should prepare an additional witness from the cultural dimension. We will try to work out this issue with Emily Drani from CCFU and see whether she will be available by the time of the hearing. We will also do whatever it takes to bring journalists on board. This requires some financing as well.
Impending challenge
The Lawyer is demanding his legal fees from us. Any suggestions on how we can move forward on this is highly welcome.


Ellady Muyambi
Executive Director,
Historic Resources Conservation Initiatives (HRCI)

Ultime notizie sul Museo Nazionale dell'Uganda

Continuo ad occuparmi del caso del minacciato abbattimento del Museo Nazionale dell'Uganda  da parte del Ministero del Turismo, del Commercio e dell'Industria ugandese, grazie alle notizie che mi giungono direttamente dall'Uganda tramite Ellady Muyambi, direttore di Historic Resources Conservation Initiatives (HRCI) di Kampala (v. i precedenti articoli http://museumsnewspaper.blogspot.com/2011/05/salviamo-lo-storico-museo-nazionale.html    http://museumsnewspaper.blogspot.com/2011/05/uganda-chiudera-lunico-museo-nazionale.html). Nonostante il fatto che la demolizione del Museo per fare posto a un grattacielo contravvenga alla legge ugandese sui Monumenti Storici del 1967, e sia anche contraria alle Politiche Culturali dell'Uganda, definite nel 2006, alla Convenzione UNESCO del 1972 e alla Costituzione della Repubblica dell'Uganda del 1995, si continua a temere per le sorti del Museo. Contro il progetto di demolizione del Museo si sono espresse l'Assemblea legislativa dell'Africa orientale eda anche alcune importanti organizzazioni come appunto l'HRCI, diretto da Ellady Muyambi, la Bayimba Cultural Foundation, e l'Arterial Network. Attualmente la questione è stata portata davanti ai giudici e il 21 aprile scorso si è svolta la prima udienza. Una seconda udienza, che era prevista per il 29 giugno, non ha invece avuto luogo. Probabilmente bisognerà aspettare il mese di agosto.






Uganda: chiuderà l'unico museo nazionale?

L’Uganda ha un unico museo nazionale, situato a poca distanza dal centro di Kampala, a Kitante Hill. Le sue collezioni riflettono il passato multiculturale del Paese e spaziano dalla documentazione delle culture indigene alle testimonianze dell’archeologia, della storia e del patrimonio naturalistico locale. Lo stesso edificio che ospita il museo ha una storia di grande interesse: risalente agli anni ’50, esso è opera dell’architetto e urbanista tedesco Ernst May, molto attivo in Africa orientale, cui si deve anche la pianificazione urbanistica di Entebbe, capitale amministrativa dell’Uganda in epoca coloniale. Eppure, questo simbolo dell’identità culturale ugandese è destinato a scomparire in tempi rapidi a causa della decisione presa lo scorso novembre 2010 dal Ministero del Turismo, Commercio e Industria, che al suo posto intende costruire  l’"East African Trade Centre", un grattacielo di sessanta piani che ospiterà un centro commerciale, gli uffici dello stesso Ministero e, almeno così è stato promesso, la nuova sede del museo, cui dovrebbero essere riservati due piani. I problemi sono molti e non di poco conto: prima di tutto la durata dei lavori di costruzione del grattacielo non sarà inferiore ai venticinque anni e in questo lasso di tempo il museo non avrà nessuna sede provvisoria. Il Paese, in definitiva, non avrà più un museo nazionale e questo è il fatto più grave. In secondo luogo, come è stato obiettato dallo storico ugandese Ephraim R. Kamuhangire, ex capo del Dipartimento dei Musei e Monumenti, i due piani concessi al museo nel nuovo Trade Centre non possono assolutamente soddisfare gli standard internazionali indicati per gli spazi museali. Tra uffici e negozi, come si garantiranno la tranquillità e la sicurezza necessarie per lo svolgimento delle visite e delle attività didattiche? Rose Mwanja, direttrice del museo, teme, inoltre, che se finora il Museo ha sempre avuto scarsa considerazione da parte delle autorità ugandesi, “c’è la certezza che fra 10 o fra 30 anni esso avrà voce per rivendicare gli spazi promessi nel Trade Center, oppure sarà ormai un problema dimenticato”? Sebbene il Ministero del Turismo continui a parlare di “modernizzazione” per giustificare la demolizione del museo, in realtà potrebbero essere scelti molti altri posti più adatti per erigere il Trade Centre, ed è per questo motivo che alcune organizzazioni non governative, tra cui Historic Resources Conservation Initiatives, Cross Cultural Foundation of Uganda, Historic Buildings Conservation Trust e Jenda Africa, hanno citato in giudizio il Governo ugandese, in quanto il progetto sarebbe illegale e contrario alle disposizioni stabilite dai trattati internazionali in materia di beni culturali.
Caterina Pisu (Il Giornale dell'Architettura, Anno 10, n. 94, maggio 2011) 

Salviamo lo storico Museo Nazionale dell'Uganda

L’edificio che ospita l’unico Museo Nazionale dell’Uganda, ubicato nel centro di Kampala, rischia di essere raso al suolo per fare posto ad un grattacielo. E’ la notizia che giunge dall’Uganda e che in questi giorni è stata evidenziata su alcuni quotidiani e siti web ugandesi, come il Daily Monitor e allafrica.com. Sono stati organizzati anche dibattiti per sensibilizzare l’opinione pubblica, ma al momento è soprattutto la comunità intellettuale a mantenere viva l’attenzione sul caso, in particolare l’organizzazione non governativa Historic Resources Conservation Initiatives (HRCI). Ci siamo rivolti al suo direttore esecutivo, Ellady Muyambi, per avere maggiori informazioni su quanto sta accadendo in Uganda. Abbiamo saputo che il governo dell'Uganda, attraverso il Ministero del Turismo, Commercio e Industria (MTTI), intende dare avvio ad un progetto di costruzione di un modernissimo edificio commerciale di 60 piani che sarà chiamato "East African Trade Centre". Il progetto, che dovrebbe iniziare il prossimo settembre 2011, prevede la demolizione del Museo Nazionale dell'Uganda. Molti si oppongono alla distruzione del vecchio edificio anche perché si tratta di una pratica che in Uganda, e in particolare a Kampala, sta avendo una scellerata diffusione e con il pretesto della modernizzazione si abbattono gli edifici storici della città! Sembra non esistere alcuna attenzione alla tutela e alla conservazione del patrimonio storico e culturale da parte della classe politica e imprenditoriale ugandese. Per giustificare la distruzione dell’edificio che ospita il Museo Nazionale dell’Uganda si è detto che si tratta soltanto di un vecchio palazzo, mentre in realtà ha un suo importante valore architettonico perché è stato progettato più di 60 anni fa dall’architetto e urbanista tedesco Ernst May. La sua opera fu determinante per lo sviluppo della moderna architettura in Africa orientale e uno degli ultimi incarichi da lui svolti prima di rientrare in Germania fu proprio la costruzione del Museo Nazionale dell’Uganda che, tra l’altro, è uno dei suoi pochi progetti rimasti inalterati nel tempo. Il primo nucleo del Museo Nazionale dell’Uganda è del 1908 ed era ubicato a Fort Lugard, poi nel 1954 venne trasferito nella nuova sede costruita dall’architetto May, a Kitante Hill, dove si trova tuttora. Dal 1977 il museo è diventato governativo ed ha assunto anche il prestigioso ruolo di Dipartimento delle Antichità e dei Musei. Ascolta
Trascrizione fonetica
Il più antico museo dell’Africa orientale attualmente contiene un’importante collezione etnografica sulle tribù ugandesi e una collezione di strumenti musicali dell'Africa pre-coloniale. Ellady Muyambi ci ha spiegato che il motivo ufficiale per cui il grattacielo sostituirà l’edificio del Museo nazionale dell’Uganda è che esso dovrà innanzitutto ospitare il Ministero del Turismo, Commercio e Industria, il quale ora è situato in una zona della città ritenuta troppo congestionata. Quindi, ufficialmente si dice che il terreno su cui sorge il Museo dovrà essere utilizzato per l’interesse generale, in quanto, al presente, i costi di locazione degli uffici in cui si svolgono le attività del Ministero del Turismo sarebbero troppo elevati, mentre il museo, che di per sé non è una grande fonte di reddito, occupa, invece, un terreno edificabile di alto valore commerciale che potrà essere utilizzato, dal punto di vista governativo, in modo assai più proficuo. Altre voci, però, parlano anche di considerevoli speculazioni edilizie ben lontane dall’interesse generale. Auspichiamo che tutto ciò non avvenga, ma il tempo è poco e se non saranno trovate delle soluzioni equilibrate, il prossimo settembre dovremo assistere alla distruzione dell’unico, antico Museo Nazionale dell’Uganda. Da parte nostra si continuerà a mantenere viva l’attenzione su questo caso che, al momento, non sembra ancora avere attirato sufficientemente l’attenzione della comunità internazionale.
Caterina Pisu (ArcheoNews, marzo 2011)

Il caso dell’Art Institute of Chicago: fuori tutti i volontari bianchi dal museo

Fonte dell'immagine: The Federalist Negli Stati Uniti, presso l’Art Institute of Chicago (AIC) si è aperto un caso che potrebbe essere d...