#MuseumWeek: terminata anche la seconda giornata



#MuseumWeek, che si si sta svolgendo questa settimana dal 24 al 30 marzo, sta riunendo su Twitter innumerevoli musei e gallerie del Regno Unito, di Francia, Italia e Spagna: un evento senza precedenti che sta evidenziando chiaramente la posizione sempre più importante che i social media hanno assunto nel mondo della cultura e dei musei in particolare.
Oggi i musei e le gallerie si sono cimentati con i loro followers in una simpatica gara di quiz e indovinelli, #MuseumMastermind. E' stata una vera e propria maratona, durata per ore e, in qualche caso, ancora in corso.

E' incredibile quanto entusiasmo sta suscitando questa iniziativa: musei grandi e piccoli, insieme, sono ormai entrati in amicizia tra loro e con i followers e tutto lascia supporre che si creeranno dei legami duraturi che ci porteranno ad interagire con maggior frequenza anche nel futuro. Mi sono contata anch'io con gli altri perché da ieri sto seguendo tutta l'iniziativa sia a titolo personale sia come rappresentante dell'Associazione Nazionale Piccoli Musei. E spero che questa esperienza possa servire anche a mettere in luce la grande capacità di comunicare e di essere culturalmente molto attivi e propositivi dei tanti piccoli musei che sono attualmente su Twitter. Come amo dire: piccoli musei dalle grandi vedute!

Thank you, Museum Bloggers!

In un post del 18 marzo scorso, Jamie Glavic, curatrice del blog Museum Minute ha ringraziato tutti i blogger che hanno partecipato al #MuseumBlogs Day. Jamie ha anche ricordato le interviste ai 44 museum blogger americani, inglesi, italiani e di altri Paesi intervistati per la rubrica Meet a Museum Blogger. E tra questi ho avuto il piacere di esserci anch'io. Tutti i Museum Blogger insieme possono fare molto per far conoscere il mondo dei musei, i problemi come le cose buone, ma anche, semplicemente, le proprie passioni, gli studi, le storie. Semplicemente noi stessi, come afferma Jamie.
Thank you, Museum Minute!




Un articolo di Vittorio Emiliani sui musei e il "tafazzismo"


Un articolo di Vittorio Emiliani (L'Unità, 24/12/2013)

Il doping delle tesi preconcette, o precotte, più sbagliate ci è ormai entrato in vena. Domanda Fabio Fazio al ministro Massimo Bray perché al Metropolitan Museum vadano molti più visitatori che ai nostri Uffizi. Domanda che non sta in piedi, anzitutto per ragioni fisiche: il milione e 700 mila visitatori degli Uffizi, se raddoppiati o triplicati, non ci «starebbero» (in attesa del raddoppio del Museo) e però il Polo museale fiorentino – che brilla di tante stelle – ha registrato nel 2012 oltre 5 milioni di visitatori, cifra vicina a quella del Met. Che peraltro pratica il prezzo «consigliato», cioè i visitatori danno quanto gli aggrada: circa 10 dollari a testa. Meno di quanto costa, in media, il biglietto in Italia. Agli Uffizi 15 euro, i ridotti 11,75.

Quindi, domanda mal posta. Che ne presuppone in genere un’altra (errata). Perché all’estero i grandi musei «sono macchine da soldi» e in Italia no? Una balla sonora. Allo stesso Metropolitan biglietti e altri proventi coprono soltanto ad una metà dei costi, il resto lo si colma con denaro federale, dello Stato, donazioni. Ugualmente il Louvre che, coi suoi tanto vantati 9 milioni di visitatori e con un apparato di servizi commerciali aggiuntivi da paura ha un 40-45 % di disavanzo annuale. Coperto dal denaro dei contribuenti. Gli inglesi hanno scelto nei musei nazionali la via della gratuità e, secondo i dati del Department for Culture, i visitatori, dal 2001 al 2012, sono cresciuti del 51 %. Quando i musei impongono un biglietto per le mostre, gli ingressi calano subito. Quindi la gratuità dei musei fa aumentare l’indotto turistico. Ed è qui che noi siamo e restiamo deboli, molto deboli. (segue sul blog dei Piccoli Musei)

#MuseumWeek. Tutti i musei su Twitter dal 24 al 30 marzo: istruzioni per l'uso



Dal 24 al 30 marzo si svolgerà la "Settimana dei Musei" su Twitter. Seguendo l’hashtag #MuseumWeek tutti avranno la possibilità di connettersi direttamente con le strutture museali e con chi ne ha la responsabilità, postando tweet, immagini e video. Parteciperanno i più grandi musei d’Europa, come la Tate Modern Gallery, il Museo della Scienza di Londra, Musei e Gallerie di Leeds, il Museo del Louvre, il Museo d’Orsay, il Chateau de Verasailles, il Museo del Prado, la Fundación Dalí, il Museo Picasso e il Reina Sofía.
Ma di che cosa si tratta esattamente?
Partiamo dal dato di fatto che ogni giorno migliaia di istituzioni culturali e di musei di tutto il mondo utilizzano regolarmente Twitter per comunicare.
#MuseumWeek è l’occasione per evidenziare l’importanza di questo strumento e per “convincere” altri utenti ad utilizzarlo. Twitter ci permette di abbattere le barriere che dividono, solitamente, i professionisti dei musei dal pubblico; può aiutare a far capire in che cosa consiste il lavoro di un curatore e che cosa si vuole comunicare attraverso le collezioni del museo. Regno Unito, Francia, Spagna e Italia si sono uniti per incoraggiare i musei ad aprirsi a questa forma di dialogo con il pubblico. Oltre ai grandi musei già citati, ci piacerebbe se qualche “piccolo” museo aderisse all’iniziativa. 
Ecco alcune delle motivazioni, tratte dal blog Museum Librarians and ArchivistsGroup, che potrebbero convincervi a partecipare:
Perché dovremmo essere coinvolti?
  • Tu sei la persona che ha la posizione migliore per promuovere le collezioni del tuo museo e il tuo lavoro
  • Se twitterai sotto la bandiera di un evento come #MuseumWeek sarai certo di avere un enorme ampliamento del tuo pubblico virtuale  
  • Si tratta di un evento divertente
  • Avrai l’opportunità di aggiungere qualcosa di nuovo al tuo CV
  • Se questa sarà la tua prima esperienza di utilizzo di Twitter per promuovere le tue collezioni e il tuo lavoro, lo farai attraverso un grande evento!
Come si svolgerà?
Ogni giorno, dal 24al 30 marzo, #MuseumWeek avrà un tema e quindi un hashtag diverso. Ciò renderà l'evento più gestibile e vi aiuterà a concentrare i vostri sforzi. Ecco i temi cui dovrete dedicare i vostri tweets:
24 Marzo: Un giorno nella vita (#DayInTheLife) Per esempio, raccontate che cosa fate nella vostra giornata al museo…
25 Marzo  Metti alla prova la tua conoscenza (#MuseumMastermind) Qualche quiz sui contenuti del vostro museo?
26 marzo La tua storia (#MuseumMemories) La storia del vostro museo e la vostra (ovviamente in relazione al museo), aneddoti, ecc.
27 marzo  Edifici dietro l'arte (#BehindTheArt) 
28 marzo  Chiedi all'esperto (#AskTheCurator) Facciamo domande al curatore
29 marzo  MuseumSelfies (#MuseumSelfies) Avanti con le vostre foto!
30 marzo I vincoli portano alla creatività (#GetCreative) Si può essere creativi anche in 140 caratteri!

Per partecipare basta compilare questo modulo
Per saperne di più:
  • @MarDixon è uno dei migliori esperti nell’uso di Twitter e nelle migliori strategie da utilizzare per fare in modo che i musei utilizzino al meglio questo strumento per promuovere il museo e farlo amare dal pubblico.  Ha scritto la guida 'Tutto quello che dovete sapere' sull'evento. #MuseumWeek - Perché (e come) tutti dovrebbero essere coinvolti
  • Cercate l’hashtag #MuseumWeek e seguite le persone che ne stanno già parlando.
Buon lavoro e buona Settimana dei Musei!

Red Location Museum: un museo tra passato e futuro



Il Red Location Museum, a New Brighton, Port Elizabeth, in Sudafrica - è stato progettato dall’architetto Joe Noero per essere sia un monumento alla battaglia del Sudafrica contro l'apartheid sia una parte integrante della vita comunitaria in un quartiere di periferia che è stato protagonista di questa lotta.
Il museo si trova nella baraccopoli della Red Location, il quartiere più antico di New Brighton, teatro di uno dei primi atti pubblici di sfida contro l'apartheid quando, nel 1952, i lavoratori neri delle ferrovie sfidarono le leggi che impedivano l’accesso dei neri nelle zone riservate ai bianchi.
In questa zona vivono circa 40.000 persone, con un tasso di disoccupazione che arriva all’80% e circa il 30% della popolazione sieropositivo. E proprio nel bel mezzo di questa baraccopoli è stato creato un museo-simbolo, con il sostegno del governo sudafricano.

Il museo, aperto al pubblico nel novembre 2006, ha vinto tre importanti premi internazionali. Nel giugno 2006 è stato insignito del Royal Institute of British Architects inaugural Lubetkin Prize "per l'opera architettonica più straordinaria che sia stata costruita al di fuori del Regno Unito e dell’Europa da un membro del Royal Institute" - battendo la concorrenza agguerrita da parte del Canadian War Museum di Ottawa e del The Terrence Donnelly Centre di Toronto. Nel 2005 Il Red Location Museum ha ottenuto anche il World Leadership Award per l'architettura e l'ingegneria civile, il Nelson Mandela Bay Municipality e il Dedalo Minosse International Prize.
"Costruire un museo sull’era dell'apartheid nel bel mezzo di una periferia che è stata un focolaio della ribellione è un risultato straordinario" - hanno dichiarato i giudici del Premio Lubetkin - "Il Red Location Museum ha superato brillantemente la sfida, utilizzando la perizia architettonica per produrre un'esperienza indimenticabile, visceralmente e intellettualmente in movimento."

Il museo come parte della comunità circostante



Il complesso museale, concepito non solo come attrazione turistica, ma anche come parte integrante della comunità circostante, comprende una galleria d'arte specializzata nel lavoro di artisti dell’Eastern Cape e ospiterà anche un mercato, un laboratorio artistico, una biblioteca e un centro di alfabetizzazione degli adulti, e un centro conferenze.

Nella zona intorno al museo sono state costruite centinaia di nuove case a basso costo grazie ad una sovvenzione dello Stato.
Il museo si integra nel quartiere preesistente di ex vittime dell'apartheid come una parte senza soluzione di continuità della loro vita quotidiana. "In questo modo, l'orrore dell'apartheid diventa più evidente semplicemente con la sua presenza perché il lato monumentale del museo è associato ad una comunità viva e attiva", afferma l'architetto Jo Noero.

"Scatole della memoria"

Il design del museo è progettato intorno al concetto di memoria per mostrare gli orrori del razzismo istituzionalizzato e per mettere in forte evidenza gli sforzi eroici del movimento anti-apartheid.




Le "scatole della memoria" - che i lavoratori migranti delle miniere del Sudafrica realizzavano per ricordare le loro case originarie - costituiscono la base dell’edificio del museo che è di per sé una enorme “scatola della memoria”. Si tratta, in pratica, di un contenitore di contenitori. Anche i materiali con i quali è stato costruito il museo sono familiari perché evocano i vicini capannoni delle fabbriche, il metallo ondulato e arrugginito delle case, le palificazioni in legno, i massetti in calcestruzzo e le casse di imballaggio del porto. Il portico d'ingresso, che crea un filtro tra l’interno e l’esterno del museo, permette di ospitare eventi informali di arte pubblica che fungono da collegamento tra il museo e la comunità. 

Il caso dell’Art Institute of Chicago: fuori tutti i volontari bianchi dal museo

Fonte dell'immagine: The Federalist Negli Stati Uniti, presso l’Art Institute of Chicago (AIC) si è aperto un caso che potrebbe essere d...